Dimenticate Nostradamus, ignorate l'oroscopo di Paolo Fox e diffidate delle sibille, perché l'unico vero oracolo affidabile del ventunesimo secolo è una famiglia gialla di Springfield che, tra una ciambella e una birra Duff, ha scritto la storia del mondo prima ancora che accadesse. Questa giornata è dedicata a quel brivido freddo che ci corre lungo la schiena quando realizziamo che la nostra realtà non è altro che una replica di una puntata andata in onda vent'anni fa, scritta da sceneggiatori che evidentemente possedevano una sfera di cristallo o una macchina del tempo funzionante. Scendiamo in campo con la consapevolezza che il libero arbitrio è un'illusione e che stiamo probabilmente vivendo in una simulazione disegnata da Matt Groening, sperando solo che non abbiano previsto anche il punteggio finale delle nostre partite.
Forse la profezia più inquietante e precisa di tutte, apparsa nell'episodio "Bart to the Future" trasmesso il 19 marzo 2000, quando l'idea di un tycoon alla Casa Bianca sembrava solo una battuta assurda su uno scenario distopico. In quella puntata, una Lisa Simpson adulta diventata Presidente si ritrova a dover gestire "un vergonoso buco di bilancio ereditato dal Presidente Trump", ben sedici anni prima che Donald scendesse davvero quella scala mobile per annunciare la sua candidatura e sconvolgere la politica mondiale. Quello che nel 2000 era stato scritto come l'assurdo avvertimento di un futuro improbabile, nel 2016 è diventato realtà tangibile, dimostrando che il confine tra la satira dei cartoni animati e la geopolitica internazionale è ormai completamente svanito.

L' 8 novembre 1998, nell'episodio "Dalle stelle alle stalle", Homer stringe amicizia con Alec Baldwin e Kim Basinger, ma il vero colpo di genio si nasconde in un fotogramma di pochi secondi che mostra l'insegna degli studi della 20th Century Fox. Sotto il celebre logo dorato, gli animatori avevano inserito in piccolo la dicitura "A Division of Walt Disney Co.", una gag visiva pensata per prendere in giro l'avidità aziendale di Topolino. Ventuno anni dopo, nel marzo 2019, quella barzelletta è diventata un contratto miliardario reale: la Disney ha effettivamente acquisito la Fox, inglobando tutto l'impero mediatico esattamente come previsto, confermando che il Grande Topo tutto vede e tutto compra, anche le battute fatte su di lui due decenni prima.

Nel lontano 19 marzo 1995, l'episodio "Il matrimonio di Lisa" ci proiettava in un futuro fantascientifico (ambientato nel 2010) dove la tecnologia sembrava pura magia irraggiungibile per noi comuni mortali degli anni '90. Vedevamo il fidanzato di Lisa, Hugh, parlare direttamente al suo orologio da polso per fare una telefonata d'emergenza, e telefoni con schermi che permettevano di vedersi in faccia. Quello che allora sembrava un gadget degno di Star Trek o di James Bond, oggi è la nostra banale quotidianità fatta di Apple Watch che ci dicono di alzarci perché siamo troppo sedentari e di infinite videochiamate su Zoom e FaceTime che ci costringono a pettinarci anche quando lavoriamo da casa, rendendo la profezia non solo vera, ma quasi fastidiosamente onnipresente.

Nel 2012, nell'episodio "Lisa diventa Gaga", la popstar faceva visita a Springfield esibendosi in uno show spettacolare, volando sopra il pubblico appesa a dei cavi d'acciaio con un outfit scintillante e delle fiamme che uscivano dal corpetto. Cinque anni dopo, il 5 febbraio 2017, durante l'Halftime Show del Super Bowl LI a Houston, Lady Gaga ha messo in scena esattamente la stessa coreografia: si è lanciata dal tetto dello stadio sospesa dai cavi, indossando un costume praticamente identico a quello del cartone animato. La somiglianza è talmente precisa nei movimenti e nell'estetica che viene da chiedersi se la cantante abbia copiato i Simpson o se gli animatori avessero già visto il concerto in un sogno premonitore ad altissima definizione.

Archiviata anche la 2^ Giornata, quella delle profezie dei Simpson. E se Matt Groening aveva previsto quasi tutto, sicuramente non aveva previsto il crollo psicologico a cui abbiamo assistito nella seconda semifinale.
Alle butte la situazione era molto chiara: Lady Gaga al Super Bowl si presenta come la corazzata da abbattere, unica squadra senza assenti e con ben 5 Jolly attivi; dall'altra parte Donald Trump Presidente (con un solo Jolly) sembrava l'unica compagine in grado di impensierire la popstar e, con lo scontro diretto evitato in semi, tutto faceva presagire una bella finale tirata.
Le Semifinali
La prima sfida, Lady Gaga vs Disney, è una bella partita. Si vedono diversi break da entrambe le parti e, anche con un ritmo non altissimo, il risultato rimane in bilico fino alla fine, ma la supremazia numerica e tecnica di Gaga alla fine paga: vantaggio di 2 al time is over e accesso alla finale meritato.
Nell'altra semifinale, Trump vs Smartwatch, va in scena invece uno psicodramma. Trump parte fortissimo, domina e vola sul 9-5, sembra fatta.
Poi il blackout.
I "presidenti" iniziano a inanellare una serie di cappelle impressionanti, smettendo sostanzialmente di giocare. Gli Smartwatch, sornioni, risalgono la china e piazzano la meta del 10 pari proprio sul time is over. Nel finale succede l'impensabile: tra mete da mille turnover che si alternano a mete rapide Trump perde 12-11.
Occhi puntati su Zava, unico jollato della squadra: alterna giocate incredibili a sprechi colossali che gridano vendetta. La sconfitta è colpa sua? Non lo diciamo noi, ma i sussurri a bordo campo erano piuttosto espliciti.
Le Finali
La finale 3°/4° posto vede un Trump rabbioso sfogarsi contro la Disney, vincendo agilmente e lasciando a Topolino l'onere di smontare il campo.
La Finalissima è a senso unico: Lady Gaga conferma i pronostici della vigilia e liquida la pratica Smartwatch senza troppi problemi, chiudendo una giornata dominata dall'inizio alla fine.
Serata trionfale quindi per Bulga e la Gnegne, che guidano così la classifica a punteggio pieno. Ma sorridono anche Fanto e Cervo, che incassano una preziosa vittoria jollata con il riposo già alle spalle.